San Miniato
olio su tavola
Mi chiamo Miniato e sono martire e santo. C’è chi dice che fui un re o un principe di Armenia, altri dicono un semplice soldato, altri un mercante; se ne sono dette tante su di me. Posso dirvi che morii sotto tortura ai tempi dell’imperatore Decio, perché a Firenze, dove mi trovavo di passaggio, avevo rifiutato di venerare l’immagine di quell’imperatore. Del mio martirio si sa tutto, infatti mi chiamano anche il santo senza testa…; ma andiamo per ordine: dapprima i soldati mi spinsero in un forno arroventato ed io ne uscii indenne; subito dopo provarono a dilaniarmi le carni con ceppi di metallo e mi liberai dai vincoli; mi portarono allora nell’anfiteatro e provarono a farmi sbranare da un leone: questo fuggì quando lo segnai col segno santo della croce. Allora mi decapitarono. Sembravo morto, ma una forza misteriosa si impadronì di me: raccolsi la mia testa e mi incamminai fuori dalla città. Stramazzai al suolo sulla collina, nel punto esatto in cui ora sorge la chiesa che porta il mio nome. Mi ha dipinto Francesco Lanfranchi, detto Lo Spillo, fratello del famosissimo pittore fiorentino Andrea Del Sarto. Mi ha vestito di abiti sontuosi, col manto rosso che allude al sangue del martirio, così come il ramo di palma che tengo con la sinistra. La spada è la mia se ero soldato, altrimenti è quella del soldato che mi ha decapitato.
San Genesio
olio su tavola
Mi chiamo Genesio e, come Miniato, sono martire e santo e sono anche il patrono degli attori, ora vi spiego perché. Ero a Roma un attore bravissimo, l’imperatore Diocleziano amava molto vedermi recitare. Una volta, per stupirlo, inventai un nuovo spettacolo: facevo l’imitazione di un cristiano e con i miei colleghi scimmiottavo le cerimonie religiose di quella strana setta. Ad un certo punto cominciarono ad uscire dalla mia bocca parole non scritte nel copione, una strana forza mi faceva agire, pregavo e confessavo la fede cristiana sempre più convinto. Non recitavo più, ero cristiano! L’imperatore e il resto del pubblico, dapprima sbalorditi dalla mia bravura, cominciarono a chiedersi se quello che vedevano era finzione o realtà. Era realtà ormai, un cristiano nel pubblico, commosso oltre misura da quello che vedeva, mi battezzò lì, davanti a tutti. L’imperatore volle definitivamente accertarsi della verità e mi chiese esplicitamente se ero cristiano. La mia risposta non poteva essere che questa: Non vi è altro re che Cristo e anche se dovessi soffrire mille morti, non potreste mai strapparmelo né dalla bocca, né dal cuore. Provarono. Prima fui percosso, poi sospeso all’eculeo, infine mi strapparono le carni con le tenaglie. Per farmi morire dovettero decapitarmi. Anche io sono stato dipinto da Spillo, anche io porto il manto rosso sangue. Anche io tengo la palma del martirio. La viola che porto allude all’arte che ho praticato, anche se molti artisti mi hanno fatto imbracciare una cetra od un liuto, chi sa perché non una maschera teatrale…