Santa Maria a Monte:
Evoluzione e storia del primo castello del Valdarno
Video-ricostruzione in 3D
Conosciuto come il primo castello di tutta la Lucchesia, Santa Maria a Monte fu un avamposto dei Vescovi di Lucca che mirava a rinsaldare i confini sud est della Diocesi, a sentinella di un territorio che sorgeva in un punto strategico: incuneato fra Arno e Arme (attuale Usciana), il colle godeva di una posizione privilegiata sul Valdarno Inferiore, a ridosso dei domini di Firenze e Pisa. Attestato a partire dal 906, il primo castellum dovette essere caratterizzato sostanzialmente da un tonimen, ossia una palizzata lignea difensiva e fortificata che andava a proteggere la parte più alta, dove si trovavano un oratorio longobardo ad aula unica rettangolare delle dimensioni di 23 x 11 metri, nonché varie abitazioni in materiale deperibile come legno o terra cruda.
Il Comune di Lucca alla metà del Duecento, impadronitosi del castello, lo sottopose ad ingenti lavori di fortificazione, dotandolo di ben tre sistemi murari difensivi: il secondo imperniato nella zona del Castelvecchio, dominato da un dongione a protezione dell’area, e il terzo, quello più esterno, a difesa dell’intero castello. Venne rafforzata anche l’area più alta, quella della Rocca, caratterizzata da un palazzo sede del Vescovo di Lucca e da una pieve fortificata, frutto dell’ampliamento dell’antico oratorio longobardo. Tale Pieve era dedicata a Maria Assunta e, dotata di due absidi contrapposte, era contraddistinta da un corpo longitudinale formato dal nucleo religioso originario dell’antico oratorio. Ad est la Pieve aveva un ampio transetto a croce commissa, triabsidato e disposto su due livelli, aggiunto alla metà dell’XI secolo. Fu il Vescovo di Lucca Giovanni II ad istituirvi una canonica regolare, composta da 14 ecclesiastici, fra preti, diaconi e chierici, e a dotare il luogo anche di un palatium vescovile. Il livello inferiore del transetto corrispondeva ad una cripta ad oratorio, spartita da volte a crociera sostenute da ben otto colonnine; l’accesso era garantito da due strette rampe e le sue absidi conservano ancora oggi i tre altari originali. La Pieve possedeva inoltre un proprio fonte battesimale che nel XIII secolo andò a sostituire il precedente fonte ottagonale del X secolo. Racchiusa e difesa da un alto bastione scarpato che andò a sostituire le vecchie difese lignee, l’edificio religioso era una vera e propria Pieve incastellata, formata da conci in pietra regolarmente sbozzati, una copertura a capanna, con ingresso da un portale collocato presumibilmente sul lato nord in virtù del fonte battesimale che andava ad occupare internamente tutta l’area ovest della chiesa, dove era presente una tribuna dedicata a San Genesio.
L’attuale assetto urbanistico a spirale rispetta ancora abbastanza fedelmente la configurazione del castello così come doveva apparire nel Medioevo. Si accedeva nel borgo mediante tre porte sovrastate da torri munite di caditoie, mentre altre torri andavano ad intervallare strategicamente le difese. Oggi di questo formidabile sistema difensivo, così come definito dallo storico Villani in occasione della conquista fiorentina del 1327, rimangono visibili tracce: alcune sono state rimaneggiate nel corso della prima metà del Settecento, come la Torre di Castruccio Castracani a protezione del secondo anello murario, la torretta angolare di nord est e quella rompitratta di sud ovest, entrambe sul cerchio più esterno; altre ancora pressoché intatte, come l’attuale torre campanaria della Chiesa Collegiata, antica torre di avvistamento, o la Torre dell’Orologio, in origine posta a difesa delle mura intermedie ed in seguito dotata di campane con funzione di richiamo. È ben conservato anche il bastione della Rocca, a pianta poligonale sorretto da un’alta scarpa interamente in mattoni, disposti per lato nella cortina esterna che rincalza il rilievo collinare. Altre tracce sono perdute, come Porta al Mercato, che trae il nome dal mercato settimanale che si svolgeva nella vicina piazza, successivamente occupata dalla mole del settecentesco Palazzo Scaramucci; Porta San Giovanni, preceduta da un’antiporta, posta di fianco a quella che poi diventerà la futura Chiesa Collegiata riconsacrata nel 1466; e come tutto il sistema difensivo posto a monte del castello: nel 1850, infatti, per consentire un accesso ed un’uscita più agevole agli abitanti, venne creata Via Nuova (oggi Via 2 Giugno), per la realizzazione della quale fu necessario smantellare le mura che collegavano il bastione della Rocca all’antica Porta Guelfa, le cui poderose fondamenta quadrangolari sono emerse contestualmente ai lavori di rifacimento di Piazza della Vittoria. Posta a presidio di uno dei tre ingressi al castello, probabilmente di fondazione castrucciana (primo quarto del XIV secolo), l’accesso di nord-ovest venne rafforzato una volta che i fiorentini nel 1327 si impadronirono definitivamente del castello. Se gli scavi archeologici conclusi nel 2013 arrivano a delineare le fattezze della parte più alta del castello così come doveva apparire nel 1327, più difficoltoso risulta ricostruire il ridotto che i fiorentini, una volta preso il castello, decisero di realizzare al posto dell’edificio religioso. L’unica struttura di pertinenza dell’antica fortezza risulta essere una cisterna quadrangolare che, interrata di qualche metro, [come si può dedurre anche dalla presenza dell’annesso pozzo di adduzione/captazione dell’acqua], venne realizzata con la finalità di deposito d’acqua potabile, elemento indispensabile per la guarnigione militare che doveva essere in grado di resistere ad assedi anche prolungati da parte dei nemici. Probabilmente tale cisterna serviva il ridotto che, collegato con la torre di Rocca, permetteva alla guarnigione fiorentina di difendere l’ultimo presidio militare del castello. Per analogia tipologica, non sbaglieremmo di molto se dicessimo che la Rocca dovette avere un aspetto simile a quello del Castello dei Vicari di Lari o del ridotto di Ripafratta. Ovviamente con proporzioni più modeste, la fortificazione, sorretta da un’alta scarpa in mattoni, possedeva una cortina ortogonale al cui interno edifici di pertinenza militare erano dominati da un’alta e possente torre, il campanile riadattato della vecchia Pieve, così come testimoniato da molte vedute prospettiche del castello.
Studio ricostruttivo e testi: Mariano Boschi
Ringraziamento: Emanuele Natali
Voice-over: Andrea Giuntini (ITA) e Alice Dettori (ENG)
Registrazioni sonore: Gabriele Bochicchio
Traduzioni: Alessia Meneghin
Musiche: K.McLeod
Santa Maria a Monte: history and evolution
of the first castle of the Valdarno
3D video reconstruction
Known as the first castle in the whole of the Lucchesia, Santa Maria a Monte was an outpost of the Bishops of Lucca who aimed to strengthen the southeastern borders of the Diocese, by profiting of its strategic collocation, as it was wedged between the rivers Arno and Arme (the current Chiamiana), with the hill enjoying a privileged position on the Lower Valdarno, close to the dominions of Florence and Pisa.
Already attested from 906 AD, the first castellum was in all likelihood characterized by a tonimen, that is a defensive and fortified wooden palisade that protected the highest section, where there stood a Longobard oratory with a single rectangular hall measuring 23 x 11 m, as well as various dwellings in perishable material such as wood or raw earth.
In the mid-thirteenth century, when the commune of Lucca took possession of the castle, subjected it to extensive fortification works, and equipped it with three defensive wall systems. The second of these hinged to the domain of Castelvecchio, dominated by a dungeon to protect the area, while the third, the outermost one, was to defend the entire castle. The highest sector – that of the Rocca, that was equally armed – was characterized by the presence of a palace, seat of the Bishop of Lucca, and a fortified church, the result of the expansion of the ancient Longobard oratory.
This parish church was dedicated to Maria Assunta. It was characterized by two opposing apses and a longitudinal body structure formed by the original religious nucleus of the ancient oratory. To the east, the parish church presented a large three-apsed cross-shaped transept on two levels, added in the mid-eleventh century. It was the Bishop of Lucca Giovanni II who established a regular rectory, made up of 14 ecclesiastics, including priests, deacons and clerics, and who also endowed the place with a n episcopal palatium.
The lower level of the transept corresponded to an oratory crypt, divided by cross vaults supported by eight columns; access was guaranteed by two narrow ramps. Its apses still retain the traces of the three original altars. The Pieve had its own baptismal font, which in the thirteenth century was to replace the extant 10th-century octagonal font. Enclosed and defended by a high escarpment bastion that stood in lieu of the old wooden defenses, the religious building was a real parish church, made by regularly hewn stone ashlars, a hut roof, the entrance carved in a portal presumably located on the north side, by virtue of the baptismal font which occupied the entire west area of the church, where there was a tribune dedicated to San Genesio.
The current spiral urban layout still quite faithfully respects the original architectural plan of the castle as it likely was in the Middle Ages. The village was accessed through three gates surmounted by towers equipped with trapdoors, while the defenses were dotted strategically with other towers. Today still stand traces of this formidable defensive system, as it was defined by the historian Villani on the occasion of the Florentine conquest of 1327: some of these towers were refurbished during the first half of the eighteenth century – such as the Tower of Castruccio Castracani – to protect the second ring of walls, the north east corner turret and the south west corner turret, both on the outermost wall circle; others remain still almost intact, such as the current bell tower of the Collegiate Church, an ancient watchtower, or the Clock Tower, originally placed to defend the intermediate walls and later equipped with working bells. The bastion of the Rocca is also well preserved, with a polygonal plan supported by a high shoe made entirely of brick, arranged on each side in the outer wall curtain enclosing the hillside.
Other traces are lost, such as Porta al Mercato, which takes its name after the weekly market that took place in the nearby square, later occupied by the bulk of the eighteenth-century Palazzo Scaramucci; Porta San Giovanni, preceded by an anti-door, placed next to what would later become the future Collegiate Church rededicated in 1466; and like all the defensive system located upstream of the castle: in fact in 1850, to allow easier access and exit for the inhabitants it was created Via Nuova (today Via 2 Giugno), for which the walls were dismantled that connected the bastion of the Rocca to the ancient Porta Guelfa, whose powerful quadrangular foundations emerged, approximately at the same time as the renovation of Piazza della Vittoria.
Placed to guard one of the three entrances to the castle, probably of Castruccian foundation (first quarter of the fourteenth century), the north-west access was strengthened in 1327, once the Florentines got hold of the castle.
If the archaeological excavations completed in 2013 outline the patterns of the highest part of the castle as it likely was in 1327, it is more difficult to reconstruct the foyer that the Florentines, once they had conquered the castle, decided to build, in lieu of the religious building.
The only structure belonging to the ancient fortress appears to be a quadrangular cistern which, a few meters underneath (as can be deduced also from the presence of the adjoining water adduction/ capture well), was built for the storage of drinking water, an indispensable element for the military garrison which had to be able to withstand even prolonged sieges by enemies. This cistern probably served the foyer which, connected to the Rocca tower, allowed the Florentine guard to defend the last military garrison of the castle.
By analogy, it would not be out of place to assume that the fortress was similar to that of the Castello dei Vicari at Lari, or to the foyer of Ripafratta. With its reduced proportions, the fortification, supported by a high brick shoe, had an orthogonal curtain within which the buildings of military relevance were dominated by a high and mighty tower, the re-adapted bell tower of the old Pieve, as displayed in many later perspective views of the castle.